L'avvistamento del 1566 a Basilea |
Premessa: vorrei proporre ai lettori una
serie di articoli, apparsi su “La
Domenica del Corriere” alla fine degli anni ’60, che a mio
avviso possono fornire una buona base di partenza per tutti i “neofiti” dell’ufologia,
ma che comunque saranno una piacevole lettura anche per i più esperti.
Le testimonianze letterarie, pittoriche e monumentali che sono state
riunite e studiate in questi ultimi anni, permettono di pensare che i “dischi
volanti” siano nuovi solo di nome: più o meno nella stessa forma e con
l’aggiunta di una sbrigliata fantasia, questo fenomeno è stato sempre osservato
dal più profondo dei secoli.
Contro coloro che si dicono
convinti dell’esistenza dei “dischi volanti”, si sogliono portare due tipi di
obiezioni fondamentali: la suggestione collettiva e l’equivoco. Si dice,
insomma: “Hai creduto di vedere, ma, in realtà, ti sei lasciato influenzare dai
racconti altrui”. Oppure: “Hai visto, ma ciò che hai creduto un disco volante,
non era altro che un pallone, un aereo, un fuoco fatuo, un particolare fenomeno
dell’atmosfera”.
Si tratta di un gioco chiuso,
almeno finché qualcuno non riuscirà a catturare materialmente uno di questi
“oggetti sconosciuti”, impacchettarlo e portarlo a chi di dovere. Fino al
giorno in cui questo non succederà ogni testimonianza moderna è soggetta, ed è
giusto che sia così, alle due obiezioni che si sono dette.
Il metodo di ricerca storico
permette, entro una certa misura, di uscire da questo pelago e di camminare in
zone “non sospette”, comunque al riparo da queste due accuse. I nostri lontani
progenitori romani non conoscevano la stampa, la radio, la televisione: e
perciò tra di loro i fenomeni di suggestione collettiva che ci sono così
familiari o non avvenivano o avvenivano in altro modo.
Non solo. Dobbiamo tener conto
che macchine volanti, luce elettrica, comunicazioni radio e motori sono
comparsi non prima di una sessantina di anni or sono, dunque, largheggiando,
nell’ultimo secolo. Per i settanta secoli di storia scritta precedenti, non
soltanto le macchine volanti non esistevano e quindi non volavano, ma erano
anche difficilmente pensabili: la letteratura ci informa di quali sono stati
gli sforzi di fantasia dei nostri bisavoli al proposito. Nessuno di essi riuscì
ma a escogitare per esempio per il volo qualcosa di diverso da macchine mosse
da ali, approssimativamente a quelle di un uccello.