martedì 9 aprile 2013

Il “Prodigiorum Liber”, Ufo nell’antica Roma (parte seconda).


Ecco la seconda parte (per la prima parte clicca qui) relativa ai “prodigi” registrati da Giulio Ossequente nella sua opera “Prodigiorium Liber”.
Anche nel periodo di tempo andante dal 100 a.C. fino al 17 a.C. nell’antica Roma furono registrati eventi ufologici degni di nota: armi e scudi volanti, travi ardenti e globi infuocati di difficile decifrazione per l’epoca ma che ci ricordano i moderni avvistamenti Ufo e in qualche caso addirittura i nostri moderni aerei a reazione.

Buona lettura!
 
100 a.C. - C. Mario L. Valerio
Fax ardens Tarquiniis late visa subito lapsu cadens. Sub occasu solis orbis clipei similis ab occidente ad orientem visus perferri. In Piceno terrae motu domicilia ruinis prostrata, quaedam convulsa sede sua inclinata manserunt. Fremitus armorum ex inferno auditus. Quadrigae aureatae in foro a pedibus sudaverunt. Fugitivi in Sicilia proeliis trucidati.
A Tarquinia si vide una fiaccola ardente improvvisamente scendere. Al calare del Sole si vide un oggetto circolare simile a uno scudo dirigersi da ovest a est. Nel Piceno le abitazioni furono ridotte in rovine da un terremoto, mentre alcune rimasero inclinate nella loro sede sconvolta. Un fremito di armi fu udito dal fondo della terra. Le Quadrighe dorate nel foro sudarono nella parte inferiore. Gli schiavi fuggitivi in Sicilia furono trucidati in battaglia.
Commento
Una possibile meteora avvistata a Tarquinia e uno “scudo volante” avvistato nella stessa città. Se nel primo caso si tende per una spiegazione “naturale”, nel secondo non pare ci siano fenomeni conosciuti che possano spiegarlo.
94 a.C  - C. Caelio L. Domitio
Novemdiale sacrum fuit quod in Volsca gente lapidibus pluerat. Vulsiniis luna nova defecit et non nisi postero die hora tertia comparuit. Puella biceps, quadripes, quadrimana, gemina feminea natura mortua nata. Avis incendiaria visa occisaque. In Vestinis in villa lapidibus pluit. Fax in caelo apparuit et totum caelum ardere visum. Terra sanguine manavit et concrevit. Canes saxa tegulas vulgo roserunt. Faesulis ingens multitudo inter sepulcra lugubri veste, pallida facie interdiu ambulare gregatim visa. Per Nasicam Hispaniae principes qui rebellabant supplicio consumpti, urbibus dirutis.
Si celebrò una cerimonia di nove giorni perché c’era stata una pioggia di pietre nel territorio dei Volsci. A Bolsena scomparve la Luna nuova e non riapparve fino alla terza ora del giorno dopo.  Una bimba con due teste, quattro piedi e quattro mani e due parti femminili nacque morta. Un’avis incendiaria fu vista e uccisa. In una casa di campagna nel territorio dei Vestini piovvero pietre. Una fiaccola apparve in cielo e si vide ardere tutto il cielo. Dalla terra uscì sangue e si raggrumò. I cani morsero pietre e tegole in varie parti. A Fiesole una grande folla fu a lungo vista camminare con vesti da lutto e visi pallidi. I principi della Spagna che si erano ribellati furono uccisi con supplizi da Nasica e le loro città distrutte.
Commento
Anche in questo caso potrebbe trattarsi di una semplice meteora.

93 a.C. - C.. Valerio M. Herennio

Romae et circa fulmine pleraque decussa. Ancilla puerum unimanum peperit. Fregellis aedes Neptuni nocte patefacta. Maris vituli cum exta demerentur, gemini vitelli in alvo eius inventi.  Arretii signum aeneum Mercurii sudavit. In Lucanis gregem vervecum cum pasceretur et nocte in stabulo, flamma circumdata nihil adussit. Carseolis torrens sanguinis fluxit. Lupi urbem ingressi.  Praeneste lana volitavit. In Apulia mula peperit. Milvus in aede Apollinis Romae comprehensus.  Herennio consuli bis immolanti caput iocineris defuit. In sacro novemdiali cena deae posita a cane adesa antequam delibaretur. Vulsiniis prima luce flamma caelo emicare visa; cum in unum coisset, os flamma ferrugineum ostendit, caelum visum discedere, cuius hiatu vertices flammae apparuerunt.  Lustrationibus prospere expiatum. Nam totus annus domi forisque tranquillus fuit.
A Roma e nei dintorni molte cose furono colpite dai fulmini. Una serva partorì un bambino con una mano sola. A Fregelle il tempio di Nettuno si aprì durante la notte. Quando le viscere di un vitello maschio vennero tolte, furono trovati due cuccioli nel suo ventre. Ad Arezzo una statua di bronzo di Mercurio sudò. In Lucania le fiamme circondarono, senza bruciare nulla, un gregge di montoni sia mentre stavano pascolando, sia, di notte, nella stalla. A Carseoli sgorgò un torrente di sangue. I lupi entrarono a Roma. A Preneste la lana volò nell’aria. In Puglia una mula partorì. Un nibbio fu catturato nel tempio di Apollo a Roma. Mentre il console Erennio immolava per la seconda volta, non si trovò la parte superiore del fegato. Durante una cerimonia di nove giorni, il banchetto -- Giulio Ossequente preparato per la dea fu divorato da un cane prima che fosse assaggiato. Si vide una fiamma risplendere in cielo, all’alba, a Bolsena; successivamente la fiamma si riunì in un luogo e mostrò un’apertura color ferro; si vide il cielo dividersi e nell’apertura apparvero vertici di fiamme.  L’espiazione fu con successo compiuta con una cerimonia di purificazione. Infatti tutto l’anno fu tranquillo a Roma e altrove.
Commento
In questo caso, invece, è a dir poco complicato riuscire a spiegare l’evento descritto con un fenomeno naturale. La descrizione ricorda molto le “testimonianze” riportate nella Bibbia relative ad incontri con angeli e i loro mezzi di trasporto.

91 a.C. - L. Marcio Sex. Iulio

Livio Druso tr.pl. leges ferente cum bellum Italicum consurgeret, prodigia multa apparuerunt urbi.  Sub ortu solis globus ignis a septemtrionali regione cum ingenti sono caeli emicuit. Arretii frangentibus panes cruor e mediis fluxit. In Vestinis per dies septem lapidibus testisque pluit.  Aenariae terrae hiatu flamma exorta in caelum emicuit. Circa Regium terrae motu pars urbis murique diruta. In Spoletino colore aureo globus ignis ad terram devolutus, maiorque factus e terra ad orientem ferri visus magnitudine solem obtexit. Cumis in arce simulacrum Apollinis sudavit.  Aedis Pietatis in circo Flaminio clausa fulmine icta. Asculo per ludos Romani trucidati. Cum ex agris in urbem pecora armentaque Latini agerent, strages hominum passim facta. Armenta in tantam rabiem concitata sunt ut vastando suos hostile imaginarentur bellum lacrimantesque canes multis affectibus calamitatem praesagirent suis.
Mentre Lucio Druso, tribuno della plebe, proponeva le leggi facendo sorgere la guerra italica, avvennero a Roma molti prodigi. All’alba brillò a nord un globo di fuoco che produsse un gran fragore nel cielo. Ad Arezzo fuoriuscì sangue dal mezzo dei pani che venivano spezzati. A Vestini, per sette giorni piovvero sassi e cocci. Ad Enaria divampò fino al cielo una fiamma da una fenditura del terreno. A causa di un terremoto intorno a Reggio, una parte della città e una parte delle mura crollarono. A Spoleto scese a terra un globo di fuoco dorato e, fattosi più grande, sembrò muoversi, alzatosi da terra, verso oriente, coprendo per la sua grandezza il sole. Nella rocca di Cuma sudò una statua di Apollo. Il tempio della Pietà nel circo Flaminio fu colpito da un fulmine mentre era chiuso.  Ad Ascoli furono massacrati i Romani durante i giochi. Portando i Latini a Roma dai campi pecore e armenti, fu fatta in diversi luoghi strage di uomini. Gli armenti furono spinti a tanta rabbia che, attaccando i loro padroni, offrivano presagio della guerra: preannunziarono la calamità anche cani che piangevano.
Commento
Globi di fuoco avvistati a Roma ed a Spoleto; se il primo “prodigio” può ricondursi ad una meteora che esplode nell’atmosfera, non è così facile determinare la natura del secondo globo infuocato. Le meteore infatti non ripartono da terra dopo essere precipitate al suolo!

M. Cicerone C. Antonio coss. - 63 a.C.

Fulmine pleraque decussa. Sereno Vargunteius Pompeiis de caelo exanimatus. Trabis ardens ab occasu ad caelum extenta. Terrae motu Spoletum totum concussum et quaedam corruerunt. Inter alia relatum, biennio ante in Capitolio lupam Remi et Romuli fulmine ictam, signumque Iovis cum columna disiectum, aruspicum responso in foro repositum. Tabulae legum aeneae caelo tactae litteris liquefactis. Ab his prodigiis Catilinae nefaria conspiratio coepta.
Molte cose furono colpite da fulmini. Vargunteio fu colpito da un fulmine a Pompei mentre il cielo era sereno. Una trave ardente si estese verso il cielo da occidente. Per un terremoto tutta Spoleto fu scossa e alcuni edifici crollarono. Si riportò tra le altre cose che due anni prima al Campidoglio la lupa di Romolo e Remo fu colpita da un fulmine, e la statua di Giove con la colonna fu distrutto, ma fu riposta nel foro per consiglio degli aurispici. Le Tavole bronzee delle leggi furono colpite da un fulmine e le lettere si sciolsero. Da questi prodigi nacque l’abominevole cospirazione di Catilina.
Commento
Una “trave ardente” che occupa tutto il cielo… Un antesignano dei odierni “sigari volanti”? 

44 a.C. - M. Antonio P. Dolabella

C. Octavius testamento Caesaris patris Brundisii se in Iuliam gentem adscivit. Cumque hora diei tertia ingenti circumfusa multitudine Romam intraret, sol puri ac sereni caeli orbe modico inclusus extremae lineae circulo, qualis tendi arcus in nubibus solet, eum circumscripsit. Ludis Veneris Genetricis, quos pro collegio fecit, stella hora undecima crinita sub septentrionis sidere exorta convertit omnium oculos. Quod sidus quia ludis Veneris apparuit, divo Iulio insigne capitis consecrari placuit. Ipsi Caesari monstrosa malignitate Antonii consulis multa perpesso generosa fuit ad restistendum constantia. Terrae motus crebri fuerunt. Fulmine navalia et alia pleraque tacta.  Turbinis vi simulacrum, quod M. Cicero ante cellam Minervae pridie quam plebiscito in exilium iret posuerat, dissipatum membris pronum iacuit, fractis humeris bracchiis capite; dirum ipsi Ciceroni portendit. Tabulae aeneae ex aede Fidei turbine evulsae. Aedis Opis valvae fractae. Arbores radicitus et pleraque tecta eversa. Fax caelo ad occidentem visa ferri. Stella per dies septem insignis arsit. Soles tres fulserunt, circaque solem imum corona spiceae similis in orbem emicuit, et postea in unum circulum sole redacto multis mensibus languida lux fuit. In aede Castoris nominum litterae quaedam Antonii et Dolabellae consulum excussae sunt, quibus utrisque alienatio a patria significata. Canum ululatus nocte ante domum auditi, ex his maximus a ceteris laniatus turpem infamiam Lepido portendit. Hostiae grex piscium in sicco reciproco maris fluxu relictus. Padus inundavit et intra ripam refluens ingentem viperarum vim reliquit. Inter Caesarem et Antonium civilia bella exorta.
C. Ottavio per il testamento del padre Cesare si inserì a Brindisi nella gens Iulia. Mentre, verso le nove, entrava a Roma circondato da una grande moltitudine di persone, il sole chiuso da un piccolo cerchio di cielo puro e sereno, lo circondò con un arco come è solito stendersi l’arcobaleno tra le nuvole. Durante i giochi di Venere Genitrice, che Ottavio organizzò per il collegio, una stella cometa, sorta all’ora undicesima, verso nord, attirò gli occhi di tutti. Poiché questa stella era apparsa ai giochi di Venere, decise di consacrarla come segno della divinizzazione di Giulio Cesare. Lo stesso Cesare (scil. Ottaviano) ebbe una grande fermezza nel sopportare le numerose offese provocate dalla grande malizia del console Antonio. Ci furono frequenti terremoti. I cantieri navali e altri luoghi furono colpiti dai fulmini. Per la violenza di un turbine una statua, che Marco Tullio Cicerone aveva posto davanti alla cella di Minerva il giorno prima che il plebiscito lo mandasse in esilio, giacque a terra con gli arti sparsi, con le spalle, le braccia e le gambe rotte: mostrò allo stesso Cicerone un presagio funesto. Delle tavole di bronzo furono sradicate a causa del turbine dal tempio della Fede. I battenti del tempio della Salute furono spezzati, furono sradicati diversi alberi dalle radici e numerosi tetti scoperchiati. Una fiaccola fu vista passare nel cielo ad ovest. Una grande stella brillò per sette giorni. Tre soli splendettero e, attorno al sole più basso, divampò nel cerchio una corona come di spighe; quando il sole tornò in un solo cerchio, la sua luce si indebolì per molti mesi. Nel tempio di Castore alcune lettere dei nomi dei consoli Antonio e Dolabella furono distrutte: da ciò si capì che entrambi sarebbero stati espulsi dalla patria. Nella notte, davanti alla casa del Pontefice Massimo, si sentirono ululati di cani; il più grande di questi, dilaniato dagli altri, profetizzò una turpe infamia a Lepido. Un branco di pesci ad Ostia fu lasciato in secco dal riflusso della marea. Il Po uscì dagli argini e, ritornando nel suo letto, lasciò un’ingente quantità di vipere.  Iniziò la guerra civile tra Cesare e Antonio.
Commento
I prodigi evidenziati potrebbero ricondursi tutti a rari fenomeni naturali (meterore, comete, parelii). E’ alquanto strana però l’ultima affermazione sull’indebolimento della luce solare.

43 a.C. - C. Pansa A. Hirtio

Caesari cum honores decreti essent et imperium adversus Antonium, immolanti duplica exta apparuerunt. Secutae sunt eum res prosperae. C. Pansae cos. statua equestris Antonii domi corruit.  Equus phaleratus in ipsius conspectu festinans concidit. Quidam e populo sanguine victimarum prolapsus respersam cruore palmam proficiscenti dedit. Funesta haec ipsi prodigia fuerunt, qui mox adversus Antonium dimicans in mortem vulneratus est. Armorum teleorumque species a terra visa cum fragore ad caelum ferri. Signa legionis quae relicta a Pansa ad urbis praesidium erat veluti longo situ inductis araneis vestiri visa. Fulmine pleraque icta. In castris Caesaris luce prima in culmine praetorii super linteum consedit aquila, inde circumvolantibus minoribus avibus excita de conspectu abiit. Oraculo Apollinis vox audita: lupis rabies hieme, aestate frumentum non demessum. Veteranis Caesari consulatum flagitantibus terribilis tumultus Romae fuit. Caesar cum in campum Martium exercitum deduceret, sex vultures apparuerunt. Conscendenti deinde rostra cerato consuli iterum sex vultures conspecti veluti Romuli auspiciis novam urbem condituro signum dederunt. Reconciliatione inter Caesarem Antonium Lepidum facta foeda principum fuit proscriptio.
 
Durante un sacrificio, apparvero a Cesare (scil. Ottaviano), a cui erano stati decretati onori e il comando contro Antonio, due interiora. Lo seguì il successo. La statua equestre del console Pansa crollò a casa di Antonio. Il console vide un cavallo ornato di falere cadere mentre avanzava. Un popolano, scivolato nel sangue delle vittime, consegnò al console la mano sporca di sangue. Questi stessi prodigi furono funesti poiché in seguito, combattendo contro Antonio, fu ferito a morte.  Immagini di armi e di giavellotti furono viste muoversi con fragore in cielo. Le insegne delle legioni che erano state lasciate da Pansa a presidio della città si ricoprirono di ragnatele come se fossero state lasciate da lungo tempo. Molti luoghi furono colpiti dai fulmini. Nell’accampamento di Cesare all’alba si posò un’aquila sulla cima della tenda del generale, sopra il linteum; quindi, disturbata da piccoli uccelli che gli volavano intorno, sparì dalla vista. Fu ascoltata la voce dell’oracolo di Apollo: “la rabbia dei lupi in inverno, in estate il frumento non sarà raccolto”.  Chiedendo i veterani il consolato per Cesare, ci fu un terribile tumulto a Roma. Quando Cesare condusse l’esercito nel Campo Marzio apparvero sei avvoltoi. Quindi, mentre saliva sui rostri, dopo esser stato nominato di nuovo console, gli avvoltoi apparvero e offrirono lo stesso presagio che avevano offerto a Romolo mentre fondava Roma. Una volta riconciliatisi Cesare, Antonio e Lepido, iniziò l’orribile proscrizione dei principali cittadini.
Commento
Armi e giavellotti volanti che attraversavano il cielo producendo quello che potrebbe essere un “bang” sonico?

42 a.C. - M. Lepido Munatio Planco

Mula Romae ad duodecim portas peperit. Canis aeditui mortua a cane tracta. Lux ita nocte fulsit ut tamquam die orto ad opus surgeretur. In Mutinensi victoriae Marianae signum meridiem spectans sua sponte conversum in septentrionem hora quarta. Cum haec victimis expiarentur, soles tres circiter hora tertia diei visi, mox in unum orbem contracti. Latinis in Albano monte cum sacrificaretur, ex humero et pollice Iovis cruor manavit. Per Cassium et Brutum in provinciis direptionibus sociorum bella gesta. Notatum est prodigii loco fuisse, quod P. Titius praetor propter dissensiones collegae magistratum abrogavit; et ante annum est mortuus. Constat neminem qui magistratum collegae abstulerat annum vixisse. Abrogaverunt autem hi: Lucius Iunius Brutus consul Tarquinio Collatino, Tib. Gracchus M. Octavio, Cn. Octavius L. Cinnae, C. Cinna tr.pl. C.  Marullo, Tullius . . . Bruto et Cassio pugnam adversus Caesarem et Antonium molientibus in castris Cassii examen apium consedit. Locus aruspicum iussu interclusus interius ducto vallo. Vulturum et aliarum alitum quibus strages cadaverum pabulo est ingens vis exercitum advolavit. Puer in pompa Victoriae cultu cum ferretur, ferculo decidit. Lustratione lictor perversis fascibus lauream imposuit.  Brutianis in proelium egredientibus Aethiops in porta occurrit et a militibus confossus. Cassius et Brutus interierunt.
A Roma una mula partorì alle Dodici Porte. Da un cane fu portato via la cagna morta ad un guardiano di un tempio. Una luce brillò quella notte come all’alba quando le persone vanno al lavoro. Nei pressi di Modena il segnale della vittoria di Mario, che era rivolto a sud, di sua volontà si volse a nord nell’ora quarta. Avendo purificato questo prodigio con le vittime, furono visti tre soli intorno alle nove, che poi si unirono in un unico cerchio. Mentre i Latini facevano il sacrificio sul monte Albano sgorgò dal sangue dalla spalla e dal pollice di Giove. Da Cassio e Bruto furono intraprese campagne nelle province con il saccheggio degli alleati. Fu ricordato come prodigio il fatto che il pretore P. Tizio revocò la magistratura del collega a causa di un’incomprensione: entro un anno morì. E’ noto che nessuno che aveva abrogato la magistratura di un collega visse più di un anno. Questi agirono in questo modo: Lucio Giunio Bruto, console con Tarquinio Collatino, Tiberio Gracco con Marco Ottavio, Gneo Ottavio con Lucio Cinna, Gaio Cinna, tribuno della plebe con Gaio Marullo, Tullio… Mentre Bruto e Cassio si preparavano a combattere contro Cesare ed Antonio, nell’accampamento di Cassio si posò uno sciame di api; il luogo per ordine degli aruspici fu chiuso internamente con un muro. Un gran numero di avvoltoi e altri uccelli, che si nutrono di cadaveri, volò sopra l’esercito. Un ragazzo mentre veniva portato nel corteo della vittoria cadde nella portantina. Durante la lustratio il lettore mise una corona d’alloro sui fasci rovesciati. Gli uomini di Bruto mentre stavano uscendo per andare a combattere incontrarono sulla porta un Etiope, che fu ucciso dai soldati. Cassio e Bruto morirono.
 
Commento
Anche in questo caso si tratta probabilmente di parelio solare.

17 a.C. - C. Furnio C. Silano

Sub Appennino in villa Liviae, uxoris Caesaris, ingenti motu terra intremuit. Fax caelesti a meridiano ad septentrionem extenta luci diurnae similem noctem fecit. Turris hortorum Caesaris ad portam Collinam de caelo tacta. Insidiis Germanorum Romani circumventi sub M. Lollio legato graviter vexati.

Nei pressi degli Appennini, nella villa di Livia, moglie di Cesare, ci fu un grande terremoto. Una fiaccola celeste, discese da sud verso nord con un’immensa luce rese la notte simile al giorno. Una torre nel giardino di Cesare, presso Porta Collina, fu distrutta da un fulmine. I Romani sotto il legato Marco Lollio, circondati in un’imboscata tesa dai Germani, furono gravemente maltrattati.
Commento
Per finire ecco l’ennesima fiaccola (questa volta “celeste”), anch’essa probabilmente una meteora.

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