Ecco la seconda parte (per la prima parte clicca qui) relativa ai “prodigi” registrati da Giulio
Ossequente nella sua opera “Prodigiorium Liber”.
Anche nel periodo di tempo
andante dal 100 a .C.
fino al 17 a .C.
nell’antica Roma furono registrati eventi ufologici degni di nota: armi e scudi
volanti, travi ardenti e globi infuocati di difficile decifrazione per l’epoca
ma che ci ricordano i moderni avvistamenti Ufo e in qualche caso addirittura i
nostri moderni aerei a reazione.
Buona lettura!
Fax ardens
Tarquiniis late visa subito lapsu cadens. Sub occasu solis orbis clipei similis
ab occidente ad orientem visus perferri. In Piceno terrae motu domicilia
ruinis prostrata, quaedam convulsa sede sua inclinata manserunt. Fremitus
armorum ex inferno auditus. Quadrigae aureatae in foro a pedibus sudaverunt.
Fugitivi in Sicilia proeliis trucidati.
A Tarquinia si
vide una fiaccola ardente improvvisamente scendere. Al calare del Sole si vide
un oggetto circolare simile a uno scudo dirigersi da ovest a est. Nel
Piceno le abitazioni furono ridotte in rovine da un terremoto, mentre alcune
rimasero inclinate nella loro sede sconvolta. Un fremito di armi fu udito dal
fondo della terra. Le Quadrighe dorate nel foro sudarono nella parte inferiore.
Gli schiavi fuggitivi in Sicilia furono trucidati in battaglia.
Commento
Una possibile meteora avvistata a Tarquinia e uno “scudo
volante” avvistato nella stessa città. Se nel primo caso si tende per una
spiegazione “naturale”, nel secondo non pare ci siano fenomeni conosciuti che
possano spiegarlo.
Novemdiale sacrum fuit quod in Volsca gente lapidibus pluerat.
Vulsiniis luna nova defecit et non nisi postero die hora tertia comparuit.
Puella biceps, quadripes, quadrimana, gemina feminea natura mortua nata. Avis
incendiaria visa occisaque. In Vestinis in villa lapidibus pluit. Fax in caelo apparuit et totum
caelum ardere visum. Terra sanguine manavit et concrevit. Canes saxa
tegulas vulgo roserunt. Faesulis ingens multitudo inter sepulcra lugubri veste,
pallida facie interdiu ambulare gregatim visa. Per Nasicam Hispaniae principes
qui rebellabant supplicio consumpti, urbibus dirutis.
Si celebrò una cerimonia di nove giorni perché c’era stata una pioggia
di pietre nel territorio dei Volsci. A Bolsena scomparve la Luna nuova e non riapparve
fino alla terza ora del giorno dopo. Una
bimba con due teste, quattro piedi e quattro mani e due parti femminili nacque
morta. Un’avis incendiaria fu
vista e uccisa. In una casa di campagna nel territorio dei Vestini piovvero
pietre. Una fiaccola
apparve in cielo e si vide ardere tutto il cielo. Dalla terra uscì
sangue e si raggrumò. I cani morsero pietre e tegole in varie parti. A Fiesole
una grande folla fu a lungo vista camminare con vesti da lutto e visi pallidi.
I principi della Spagna che si erano ribellati furono uccisi con supplizi da Nasica
e le loro città distrutte.
Commento
Anche in questo caso potrebbe
trattarsi di una semplice meteora.
93 a .C. - C.. Valerio M. Herennio
Romae et circa fulmine pleraque decussa. Ancilla puerum unimanum
peperit. Fregellis aedes Neptuni nocte patefacta. Maris vituli cum exta
demerentur, gemini vitelli in alvo eius inventi. Arretii signum aeneum Mercurii sudavit. In
Lucanis gregem vervecum cum pasceretur et nocte in stabulo, flamma circumdata
nihil adussit. Carseolis torrens sanguinis fluxit. Lupi urbem ingressi. Praeneste lana volitavit. In Apulia mula
peperit. Milvus in aede Apollinis Romae comprehensus. Herennio consuli bis immolanti caput
iocineris defuit. In sacro novemdiali cena deae posita a cane adesa antequam
delibaretur. Vulsiniis prima
luce flamma caelo emicare visa; cum in unum coisset, os flamma ferrugineum
ostendit, caelum visum discedere, cuius hiatu vertices flammae apparuerunt. Lustrationibus prospere expiatum. Nam totus annus
domi forisque tranquillus fuit.
A
Roma e nei dintorni molte cose furono colpite dai fulmini. Una serva partorì un
bambino con una mano sola. A Fregelle il tempio di Nettuno si aprì durante la
notte. Quando le viscere di un vitello maschio vennero tolte, furono trovati
due cuccioli nel suo ventre. Ad Arezzo una statua di bronzo di Mercurio sudò.
In Lucania le fiamme circondarono, senza bruciare nulla, un gregge di montoni
sia mentre stavano pascolando, sia, di notte, nella stalla. A Carseoli sgorgò
un torrente di sangue. I lupi entrarono a Roma. A Preneste la lana volò nell’aria.
In Puglia una mula partorì. Un nibbio fu catturato nel tempio di Apollo a Roma.
Mentre il console Erennio immolava per la seconda volta, non si trovò la parte
superiore del fegato. Durante una cerimonia di nove giorni, il banchetto --
Giulio Ossequente preparato per la dea fu divorato da un cane prima che fosse
assaggiato. Si vide una
fiamma risplendere in cielo, all’alba, a Bolsena; successivamente la fiamma si
riunì in un luogo e mostrò un’apertura color ferro; si vide il cielo dividersi
e nell’apertura apparvero vertici di fiamme. L’espiazione fu con successo compiuta con una
cerimonia di purificazione. Infatti tutto l’anno fu tranquillo a Roma e
altrove.
Commento
In questo caso, invece, è a dir poco
complicato riuscire a spiegare l’evento descritto con un fenomeno naturale. La
descrizione ricorda molto le “testimonianze” riportate nella Bibbia relative ad
incontri con angeli e i loro mezzi di trasporto.
91 a .C. - L. Marcio Sex. Iulio
Livio Druso tr.pl. leges ferente cum bellum Italicum consurgeret,
prodigia multa apparuerunt urbi. Sub ortu solis globus ignis a
septemtrionali regione cum ingenti sono caeli emicuit. Arretii frangentibus panes cruor e mediis fluxit. In Vestinis per dies
septem lapidibus testisque pluit. Aenariae
terrae hiatu flamma exorta in caelum emicuit. Circa Regium terrae motu pars
urbis murique diruta. In
Spoletino colore aureo globus ignis ad terram devolutus, maiorque factus e
terra ad orientem ferri visus magnitudine solem obtexit. Cumis in arce
simulacrum Apollinis sudavit. Aedis
Pietatis in circo Flaminio clausa fulmine icta. Asculo per ludos Romani
trucidati. Cum ex agris in urbem pecora armentaque Latini agerent, strages
hominum passim facta. Armenta in tantam rabiem concitata sunt ut vastando suos
hostile imaginarentur bellum lacrimantesque canes multis affectibus calamitatem
praesagirent suis.
Mentre Lucio Druso, tribuno della plebe, proponeva le leggi facendo
sorgere la guerra italica, avvennero a Roma molti prodigi. All’alba brillò a nord un globo
di fuoco che produsse un gran fragore nel cielo. Ad Arezzo fuoriuscì
sangue dal mezzo dei pani che venivano spezzati. A Vestini, per sette giorni
piovvero sassi e cocci. Ad Enaria divampò fino al cielo una fiamma da una
fenditura del terreno. A causa di un terremoto intorno a Reggio, una parte
della città e una parte delle mura crollarono. A Spoleto scese a terra un globo di fuoco dorato e,
fattosi più grande, sembrò muoversi, alzatosi da terra, verso oriente, coprendo
per la sua grandezza il sole. Nella rocca di Cuma sudò una statua di
Apollo. Il tempio della Pietà nel circo Flaminio fu colpito da un fulmine
mentre era chiuso. Ad Ascoli furono
massacrati i Romani durante i giochi. Portando i Latini a Roma dai campi pecore
e armenti, fu fatta in diversi luoghi strage di uomini. Gli armenti furono
spinti a tanta rabbia che, attaccando i loro padroni, offrivano presagio della
guerra: preannunziarono la calamità anche cani che piangevano.
Commento
Globi di fuoco avvistati a Roma
ed a Spoleto; se il primo “prodigio” può ricondursi ad una meteora che esplode
nell’atmosfera, non è così facile determinare la natura del secondo globo
infuocato. Le meteore infatti non ripartono da terra dopo essere precipitate al
suolo!
M. Cicerone C. Antonio coss. - 63 a .C.
Fulmine pleraque decussa. Sereno Vargunteius Pompeiis de caelo
exanimatus. Trabis
ardens ab occasu ad caelum extenta. Terrae motu Spoletum
totum concussum et quaedam corruerunt. Inter alia relatum, biennio ante
in Capitolio lupam Remi et Romuli fulmine ictam, signumque Iovis cum columna
disiectum, aruspicum responso in foro repositum. Tabulae legum aeneae caelo
tactae litteris liquefactis. Ab his prodigiis Catilinae nefaria conspiratio
coepta.
Molte cose furono colpite da fulmini. Vargunteio fu colpito da un
fulmine a Pompei mentre il cielo era sereno. Una trave ardente si estese verso il cielo da occidente.
Per un terremoto tutta Spoleto fu scossa e alcuni edifici crollarono. Si
riportò tra le altre cose che due anni prima al Campidoglio la lupa di Romolo e
Remo fu colpita da un fulmine, e la statua di Giove con la colonna fu
distrutto, ma fu riposta nel foro per consiglio degli aurispici. Le Tavole
bronzee delle leggi furono colpite da un fulmine e le lettere si sciolsero. Da
questi prodigi nacque l’abominevole cospirazione di Catilina.
Commento
Una “trave ardente” che occupa
tutto il cielo… Un antesignano dei odierni “sigari volanti”?
44 a .C. - M. Antonio P. Dolabella
C. Octavius testamento Caesaris patris Brundisii se in Iuliam gentem
adscivit. Cumque hora diei tertia ingenti circumfusa multitudine Romam
intraret, sol puri ac sereni caeli orbe modico inclusus extremae lineae
circulo, qualis tendi arcus in nubibus solet, eum circumscripsit. Ludis Veneris
Genetricis, quos pro collegio fecit, stella hora undecima crinita sub
septentrionis sidere exorta convertit omnium oculos. Quod sidus quia ludis
Veneris apparuit, divo Iulio insigne capitis consecrari placuit. Ipsi Caesari
monstrosa malignitate Antonii consulis multa perpesso generosa fuit ad
restistendum constantia. Terrae motus crebri fuerunt. Fulmine navalia et alia
pleraque tacta. Turbinis vi simulacrum,
quod M. Cicero ante cellam Minervae pridie quam plebiscito in exilium iret
posuerat, dissipatum membris pronum iacuit, fractis humeris bracchiis capite;
dirum ipsi Ciceroni portendit. Tabulae aeneae ex aede Fidei turbine evulsae. Aedis Opis valvae fractae. Arbores radicitus et pleraque tecta eversa. Fax caelo ad occidentem visa
ferri. Stella
per dies septem insignis arsit. Soles tres fulserunt, circaque solem imum
corona spiceae similis in orbem emicuit, et postea in unum circulum sole
redacto multis mensibus languida lux fuit. In aede
Castoris nominum litterae quaedam Antonii et Dolabellae consulum excussae sunt,
quibus utrisque alienatio a patria significata. Canum ululatus nocte
ante domum auditi, ex his maximus a ceteris laniatus turpem infamiam Lepido
portendit. Hostiae grex piscium in sicco reciproco maris fluxu relictus. Padus inundavit
et intra ripam refluens ingentem viperarum vim reliquit. Inter Caesarem
et Antonium civilia bella exorta.
C. Ottavio per il testamento del padre Cesare si inserì a Brindisi
nella gens Iulia. Mentre, verso
le nove, entrava a Roma circondato da una grande moltitudine di persone, il
sole chiuso da un piccolo cerchio di cielo puro e sereno, lo circondò con un
arco come è solito stendersi l’arcobaleno tra le nuvole. Durante i giochi di
Venere Genitrice, che Ottavio organizzò per il collegio, una stella cometa,
sorta all’ora undicesima, verso nord, attirò gli occhi di tutti. Poiché questa
stella era apparsa ai giochi di Venere, decise di consacrarla come segno della
divinizzazione di Giulio Cesare. Lo stesso Cesare (scil. Ottaviano) ebbe una
grande fermezza nel sopportare le numerose offese provocate dalla grande
malizia del console Antonio. Ci furono frequenti terremoti. I cantieri navali e
altri luoghi furono colpiti dai fulmini. Per la violenza di un turbine una statua,
che Marco Tullio Cicerone aveva posto davanti alla cella di Minerva il giorno
prima che il plebiscito lo mandasse in esilio, giacque a terra con gli arti
sparsi, con le spalle, le braccia e le gambe rotte: mostrò allo stesso Cicerone
un presagio funesto. Delle tavole di bronzo furono sradicate a causa del
turbine dal tempio della Fede. I battenti del tempio della Salute furono
spezzati, furono sradicati diversi alberi dalle radici e numerosi tetti
scoperchiati. Una fiaccola
fu vista passare nel cielo ad ovest. Una grande stella brillò per sette giorni.
Tre soli splendettero e, attorno al sole più basso, divampò nel cerchio una
corona come di spighe; quando il sole tornò in un solo cerchio, la sua luce si
indebolì per molti mesi. Nel tempio di Castore alcune lettere dei nomi
dei consoli Antonio e Dolabella furono distrutte: da ciò si capì che entrambi
sarebbero stati espulsi dalla patria. Nella notte, davanti alla casa del
Pontefice Massimo, si sentirono ululati di cani; il più grande di questi,
dilaniato dagli altri, profetizzò una turpe infamia a Lepido. Un branco di
pesci ad Ostia fu lasciato in secco dal riflusso della marea. Il Po uscì dagli
argini e, ritornando nel suo letto, lasciò un’ingente quantità di vipere. Iniziò la guerra civile tra Cesare e Antonio.
Commento
I prodigi evidenziati
potrebbero ricondursi tutti a rari fenomeni naturali (meterore, comete,
parelii). E’ alquanto strana però l’ultima affermazione sull’indebolimento
della luce solare.
43 a .C. - C. Pansa A. Hirtio
Caesari
cum honores decreti essent et imperium adversus Antonium, immolanti duplica
exta apparuerunt. Secutae sunt eum res prosperae. C. Pansae cos. statua
equestris Antonii domi corruit. Equus
phaleratus in ipsius conspectu festinans concidit. Quidam e populo sanguine victimarum
prolapsus respersam cruore palmam proficiscenti dedit. Funesta haec ipsi
prodigia fuerunt, qui mox adversus Antonium dimicans in mortem vulneratus est. Armorum teleorumque species a
terra visa cum fragore ad caelum ferri. Signa legionis quae relicta a
Pansa ad urbis praesidium erat veluti longo situ inductis araneis vestiri visa.
Fulmine pleraque icta. In castris Caesaris luce prima in culmine praetorii
super linteum consedit aquila, inde circumvolantibus minoribus avibus excita de
conspectu abiit. Oraculo Apollinis vox audita: lupis rabies hieme, aestate
frumentum non demessum. Veteranis Caesari consulatum
flagitantibus terribilis tumultus Romae fuit. Caesar cum in campum Martium
exercitum deduceret, sex vultures apparuerunt. Conscendenti deinde rostra
cerato consuli iterum sex vultures conspecti veluti Romuli auspiciis novam
urbem condituro signum dederunt. Reconciliatione inter Caesarem Antonium
Lepidum facta foeda principum fuit proscriptio.
Durante un sacrificio, apparvero a Cesare (scil. Ottaviano), a cui
erano stati decretati onori e il comando contro Antonio, due interiora. Lo
seguì il successo. La statua equestre del console Pansa crollò a casa di
Antonio. Il console vide un cavallo ornato di falere cadere mentre avanzava. Un
popolano, scivolato nel sangue delle vittime, consegnò al console la mano
sporca di sangue. Questi stessi prodigi furono funesti poiché in seguito,
combattendo contro Antonio, fu ferito a morte.
Immagini di armi e
di giavellotti furono viste muoversi con fragore in cielo. Le insegne
delle legioni che erano state lasciate da Pansa a presidio della città si
ricoprirono di ragnatele come se fossero state lasciate da lungo tempo. Molti
luoghi furono colpiti dai fulmini. Nell’accampamento di Cesare all’alba si posò
un’aquila sulla cima della tenda del generale, sopra il linteum; quindi, disturbata da piccoli uccelli che gli volavano
intorno, sparì dalla vista. Fu ascoltata la voce dell’oracolo di Apollo: “la
rabbia dei lupi in inverno, in estate il frumento non sarà raccolto”. Chiedendo i veterani il consolato per Cesare,
ci fu un terribile tumulto a Roma. Quando Cesare condusse l’esercito nel Campo
Marzio apparvero sei avvoltoi. Quindi, mentre saliva sui rostri, dopo esser
stato nominato di nuovo console, gli avvoltoi apparvero e offrirono lo stesso
presagio che avevano offerto a Romolo mentre fondava Roma. Una volta
riconciliatisi Cesare, Antonio e Lepido, iniziò l’orribile proscrizione dei
principali cittadini.
Commento
Armi e giavellotti volanti che
attraversavano il cielo producendo quello che potrebbe essere un “bang” sonico?
42 a .C. - M. Lepido Munatio Planco
Mula Romae ad duodecim portas peperit. Canis aeditui mortua a cane
tracta. Lux ita nocte fulsit ut tamquam die orto ad opus surgeretur. In
Mutinensi victoriae Marianae signum meridiem spectans sua sponte conversum in
septentrionem hora quarta. Cum haec victimis expiarentur, soles tres circiter hora tertia
diei visi, mox in unum orbem contracti. Latinis in Albano monte cum sacrificaretur,
ex humero et pollice Iovis cruor manavit. Per Cassium et Brutum in provinciis direptionibus
sociorum bella gesta. Notatum est prodigii loco fuisse, quod P. Titius praetor
propter dissensiones collegae magistratum abrogavit; et ante annum est mortuus.
Constat neminem qui magistratum collegae abstulerat annum vixisse. Abrogaverunt
autem hi: Lucius Iunius Brutus consul Tarquinio Collatino, Tib. Gracchus M.
Octavio, Cn. Octavius L. Cinnae, C. Cinna tr.pl. C. Marullo, Tullius . . . Bruto et Cassio pugnam
adversus Caesarem et Antonium molientibus in castris Cassii examen apium
consedit. Locus aruspicum iussu interclusus interius ducto vallo. Vulturum et aliarum alitum quibus strages cadaverum pabulo est ingens
vis exercitum advolavit. Puer in pompa Victoriae cultu cum ferretur, ferculo
decidit. Lustratione lictor perversis fascibus lauream imposuit. Brutianis in proelium egredientibus Aethiops
in porta occurrit et a militibus confossus. Cassius et Brutus
interierunt.
A
Roma una mula partorì alle Dodici Porte. Da un cane fu portato via la cagna
morta ad un guardiano di un tempio. Una luce brillò quella notte come all’alba
quando le persone vanno al lavoro. Nei pressi di Modena il segnale della
vittoria di Mario, che era rivolto a sud, di sua volontà si volse a nord nell’ora
quarta. Avendo purificato questo prodigio con le vittime, furono visti tre soli intorno
alle nove, che poi si unirono in un unico cerchio. Mentre i Latini
facevano il sacrificio sul monte Albano sgorgò dal sangue dalla spalla e dal
pollice di Giove. Da Cassio e Bruto furono intraprese campagne nelle province
con il saccheggio degli alleati. Fu ricordato come prodigio il fatto che il
pretore P. Tizio revocò la magistratura del collega a causa di un’incomprensione:
entro un anno morì. E’ noto che nessuno che aveva abrogato la magistratura di
un collega visse più di un anno. Questi agirono in questo modo: Lucio Giunio
Bruto, console con Tarquinio Collatino, Tiberio Gracco con Marco Ottavio, Gneo
Ottavio con Lucio Cinna, Gaio Cinna, tribuno della plebe con Gaio Marullo,
Tullio… Mentre Bruto e Cassio si preparavano a combattere contro Cesare ed Antonio,
nell’accampamento di Cassio si posò uno sciame di api; il luogo per ordine
degli aruspici fu chiuso internamente con un muro. Un gran numero di avvoltoi e
altri uccelli, che si nutrono di cadaveri, volò sopra l’esercito. Un ragazzo
mentre veniva portato nel corteo della vittoria cadde nella portantina. Durante
la lustratio il lettore mise
una corona d’alloro sui fasci rovesciati. Gli uomini di Bruto mentre stavano
uscendo per andare a combattere incontrarono sulla porta un Etiope, che fu
ucciso dai soldati. Cassio e Bruto morirono.
Commento
Anche in questo caso si tratta
probabilmente di parelio solare.
17 a .C. - C. Furnio C. Silano
Sub Appennino in villa Liviae, uxoris Caesaris, ingenti motu terra
intremuit. Fax caelesti a meridiano
ad septentrionem extenta luci diurnae similem noctem fecit. Turris
hortorum Caesaris ad portam Collinam de caelo tacta. Insidiis Germanorum Romani
circumventi sub M. Lollio legato graviter vexati.
Nei pressi degli Appennini, nella villa di Livia, moglie di Cesare, ci
fu un grande terremoto. Una
fiaccola celeste, discese da sud verso nord con un’immensa luce rese la notte
simile al giorno. Una torre nel giardino di Cesare, presso Porta
Collina, fu distrutta da un fulmine. I Romani sotto il legato Marco Lollio,
circondati in un’imboscata tesa dai Germani, furono gravemente maltrattati.
Commento
Per finire ecco l’ennesima
fiaccola (questa volta “celeste”), anch’essa probabilmente una meteora.
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