La mattina del 25 febbraio del 1942, a Los Angeles,
avvenne uno dei più discussi casi ufologici del ventunesimo secolo.
Alle ore 2.15 la rete di radar
americani, posta a controllo della costa est, rilevò un oggetto a circa 193 km dalla costa
californiana; immediatamente l’intero apparato difensivo statunitense venne
messo in preallarme, compresa l’artiglieria contraerea. Alle 3.06 un oggetto
(presumibilmente lo stesso) venne avvistato sulla capitale californiana e la
contraerea, coadiuvata dai potenti riflettori posti a terra, aprì il fuoco
contro di esso. La “battaglia” infuriò per circa un’ora, durante la quale
un’infinità di proiettili furono sparati contro il presunto aereo nemico.
Ovviamente si pensava ad un attacco nemico ad opera dei giapponesi.
L’oggetto però non venne
abbattuto e, a detta dei testimoni, sembrava sorvolare lentamente la città
senza curarsi del fuoco di sbarramento che gli si riversava contro.
Il mattino dl 25 febbraio, alle
prime luci dell’alba, si riscontrarono numerosi danni, provocati dai proiettili
lanciati contro l’oggetto, i cui bossoli ricadevano a terra provocando lesioni
ad edifici ed anche a persone (in totale vi furono sei vittime, tutte causate
da “fuoco amico”).
Ma si trattava realmente di un
attacco nipponico?
Dalle varie testimonianze e soprattutto dalla durata della “battaglia” si può certamente escludere questa ipotesi. Nessun veicolo aereo dell’epoca avrebbe potuto sopportare un tale bersagliamento.
Nasce proprio da qui l’ipotesi
ufologica dell’evento che tutt’oggi divide la comunità ufologica.
In effetti un’altra ipotesi è che
si sia trattato di un pallone aerostatico, lanciato dagli stessi americani, che
per errore non sia stato identificato e scambiato per un aereo nemico. Non
dimentichiamoci infatti, che si era a circa tre mesi dall’attacco nipponico a
Pearl Harbor e che altri eventuali attacchi nemici alla costa est erano già
stati ipotizzati dalla difesa americana (in effetti il 23 febbraio un
sommergibile giapponese aveva attaccato, con scarso successo, una raffineria
petrolifera americana nei pressi di Santa Barbara).
Tale ipotesi sarebbe confermata
dalla consuetudine, da parte delle stesse postazioni antiaeree, di lanciare
ogni 6 ore dei palloni sonda, per la misurazione del vento (necessaria per
calibrare al meglio le armi). Sarebbe stato proprio uno di questi palloni,
lanciato dalla postazione D comandata dal tenente Melvin Timm (che tra l’altro
comunicò il lancio al comando di competenza), a essere bersagliato dalle altre
postazioni contraeree a causa della sua mancata identificazione.
In effetti l’ipotesi ufologica mi
è sempre apparsa un po’ forzata.
Per quale motivo un’ipotetica
navicella extraterrestre avrebbe continuato a sorvolare Los Angeles anche sotto
pesante attacco della contraerea, quando nella casistica ufologica è sempre
accaduto che gli ufo si disimpegnassero da ogni combattimento fuggendo o
addirittura disattivando le armi di eventuali caccia terrestri posti al loro
inseguimento (vi sono voci di duelli aerei caccia-ufo ma non vi sono prove)?
Gli stessi “foo fighters”
avvistati dai piloti durante il secondo conflitto mondiale si comportavo allo
stesso modo, ovvero schizzando via rapidamente qualora venissero presi di mira
dai piloti terrestri.
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