Lunedì
22 aprile è stato rilasciato Sirius,
il documentario realizzato da Steven Greer che annunciava un
importante passo avanti nella ricerca di forme di vita extraterrestri.
Nel
documentario sono stati finalmente rivelati i risultati inerenti il dna del
piccolissimo scheletro rinvenuto ad Atacama, in Cile.
Nel documentario è stato
intervistato Garry Nolan,
direttore di Biologia delle cellule staminali presso la Scuola di Medicina
dell'Università di Stanford in California, che ha eseguito i test del DNA:
"Posso dire con assoluta certezza che non è una scimmia. E 'umano.... Ovviamente, respirava, si nutirva e metabolizzava. Viene da pensare quanto poteva essere grande quando è nato".
"Posso dire con assoluta certezza che non è una scimmia. E 'umano.... Ovviamente, respirava, si nutirva e metabolizzava. Viene da pensare quanto poteva essere grande quando è nato".
Caso risolto?
Il comportamento di Greer è stato tutto fuorché
professionale e volto alla scoperta della verità.
Come già anticipato nel precedente articolo (L’esseredi Atacama: alieno “lillipuziano”?) Greer ha “condito” l’intera vicenda con
false testimonianze a favore dell’origini aliene dell’essere, creando un
polverone mediatico non indifferente. Ora alla luce dei risultati delle analisi
tutta la vicenda prende delle tinte a mio avviso molto fosche.
Ho il fondato sospetto che tutto
ciò sia stato preponderato al fine di destabilizzare la seria ricerca
ufologica. Non dimentichiamoci che la storia dell’essere di Atacama è
conosciuta, in ambiente ufologico, già dal 2006; perché solo nel 2013 Greer ha deciso di occuparsi di questo caso? E
perché ha agito in modo così sconsiderato, urlando al mondo di aver trovato le
prove dell’esistenza di vita aliena, prima di avere delle prove certe a
sostegno?
Forse era solo un modo per fare della facile pubblicità al suo documentario, ma sicuramente il suo operato non è stato rivolto al bene della ricerca ufologica.
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